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La radiologia è la branca della medicina che si occupa della diagnostica per immagini in maniera prevalente.
Con i termini di imaging o imaging biomedico oppure diagnostica per immagini ci si riferisce al generico processo attraverso il quale è possibile osservare un’area di un organismo non visibile dall’esterno.
Tecniche per la diagnostica per immagini
Le tecniche di imaging si distinguono in:
• ecografia;
• ecografia dinamica;
• ecografia doppler, anche nelle varianti color doppler e power doppler;
• ecografia con mezzi di contrasto;
• radiografia e radioscopia (Rx);
• stratigrafia o tomografia;
• tomografia computerizzata (TC);
• imaging a risonanza magnetica (RM);
• fluoroscopia;
• fluorangioscopia;
• angiografia;
• linfografia o linfangiografia;
• scialografia;
• isterosalpingografia;
• mammografia;
• mineralometria ossea computerizzata (MOC)
• scintigrafia;
• tomografia ad emissione di positroni (PET);
• tomografia ad emissione di fotone singolo (SPECT)
Oltre ad avere importanza fondamentale nella diagnostica, attraverso queste tecniche di imaging si possono anche effettuare terapie come nel caso della radiologia interventistica. Storicamente, alcune tecniche diagnostiche di immagine, come l’ecografia e l’imaging a risonanza magnetica, pur non essendo ottenute tramite l’emissione di radiazioni ionizzanti, fanno parte in ogni caso del corpus radiologico.
La progettazione
L’ubicazione, la progettazione strutturale e la disposizione delle apparecchiature delle sale radiografiche devono essere attentamente considerate dal punto di vista della radioprotezione.
Quando le strutture dedicate non sono progettate come sale autonome ma come parte di un dipartimento di radiologia/imaging (integrato con le sue aree e servizi di supporto), la radioprotezione risulta più semplice da attuare. Nella procedura progettuale, la pianificazione del layout delle sale dovrebbe basarsi sugli input di un team che comprenda architetti, ingegneri, gestione ospedaliera, radiologi, RSPP (Responsabile Servizio Protezione e Prevenzione), oltre ad altro personale medico consulente, come cardiologi o chirurghi vascolari (ove pertinente) e, una volta identificati, i fornitori delle apparecchiature.
I requisiti pratici per la radioprotezione dipendono dalle funzioni cliniche per le quali è progettato l’ambiente, dal carico di lavoro e dall’occupazione degli spazi adiacenti. Per semplicità, a questo punto, le sale saranno divise in quattro grandi categorie:
1. radiografia (ad es. generale, toracica, dentale, mammografica, ecc.);
2. fluoroscopia (ad es. applicazioni generali o interventistiche);
3. tomografia computerizzata (TC);
4. sale per funzioni condivise (ad es. sale operatorie o dipartimenti di emergenza in cui possono essere utilizzate apparecchiature a raggi X mobili o fisse).
Le sale radiografiche devono avere dimensioni tali da consentire un accesso facile e privo di ostacoli, spazio fruibile intorno all’apparecchiatura, al tavolo del paziente e alla consolle dell’operatore che consenta facilità di movimento. Le dimensioni della sala variano notevolmente a seconda della modalità scelta e dell’impegno economico previsto. Non esistono norme assolute al riguardo, ma può essere utile tenere presente alcuni esempi del Servizio sanitario nazionale del Regno Unito che raccomanda siano rispettivamente di 33, 50 e 15 m2 le sale generali, le sale interventistiche complesse e le sale mammografiche.
Le sale radiografiche generali con tubi a raggi X montati a soffitto devono avere un’altezza minima di 3,10 m misurata tra il livello del pavimento e la parte inferiore della griglia di supporto del soffitto (normalmente nascosta da un controsoffitto sospeso).
Un’altezza del soffitto convenzionale di 2,4 m dovrebbe essere adeguata per le stanze di assorbimetria a raggi X (DXA) dentali e a doppia energia.
Alcune raccomandazioni generali per la progettazione di sale di radiologia sono riportate nella Tab. 1.
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