Forse leggendo il titolo sarai entrato in confusione e ti sarai chiesto: “Ma come, rientrare nella comfort zone? Non sono anni che i formatori, i coach, i guru di tutto il mondo mi incitano ad uscire dalla comfort zone come unica via per trovare la tanto agognata felicità e la realizzazione?”

Dalle mie parti quello che contano sono i fatti. L’osservazione dei fatti dipinge uno scenario piuttosto deludente rispetto al raggiungimento di questo traguardo da parte delle persone. Quello che emerge dal tentativo di spingersi al di là di quello che senti essere il tuo limite è l’incremento esponenziale dell’angoscia nella nostra società, più che il successo.

L’Italia è il paese dove c’è la più alta percentuale di abbandono scolastico e lavorativo. Una rinuncia totale, schiacciati dalla pressione di una società che opprime i giovani senza fornirgli le risorse per poter affrontare con disinvoltura le sfide della vita.

La comfort zone è lo stato mentale della persona che agisce in assenza di ansietà, con un livello di prestazioni costante e senza percepire rischio. Quando ci capita di andare oltre la zona di comfort, ci sentiamo vulnerabili e soggetti ad un alto grado di rischio, perché nella comfort zone siamo a nostro agio.

Una società sempre più fragile

Lo psicologo Jonathan Haidt riferisce come in America ci sia stato un aumento della depressione e dell’ansia tra gli adolescenti americani cominciato tra il 2011 e il 2013. Ragazzine che si auto-infliggono lesioni aumentate del 62% e 189% tra le più piccole, parliamo di 12-13 anni. Sono aumentati i suicidi tra il 70% e il 151 %. La generazione Z, i nati dal 1996, rappresentano un’intera generazione più ansiosa, più fragile, più depressa. Meno propensi a correre rischi, il tasso di quelli che prendono la patente sta calando, il numero di quelli che ha avuto un appuntamento o una relazione romantica sta scendendo rapidamente.

Ovviamente il discorso non cambia per gli adulti, ma ciò che volevo sottolineare è che il trend è quello di avere generazioni sempre più fragili e non equipaggiate dal punto di vista emotivo, sociale, cognitivo, ma anche giustamente non intenzionate a lanciarsi in una guerra.

Se essere adulti significa vivere una vita in guerra, meglio essere disertori. Un vero e proprio sabotaggio delle premesse che le generazioni precedenti gli stanno lasciando in eredità. E allora ti chiedo: secondo te chiudersi in se stessi nell’apatia, rinunciare ai propri sogni e a costruire un futuro significa vivere nella comfort zone? Io non credo proprio. Una situazione del genere è tutto tranne che comoda.

Nella mia ridefinizione della mappa della comfort zone, ho individuato quella che ho chiamato la shield zone, ovvero la zona scudo, dove le persone usano tutte le loro risorse per trincerarsi al fine di non soccombere.

Abbiamo vissuto tutti e continuiamo a vivere gli effetti traumatici di natura psico-fisica della situazione di “emergenza” dovuta al Covid19.

L’illanguidimento (languishing), termine coniato dallo psicologo Adam Grant, cerca di descrivere un insieme di sintomi che accomunano le persone che vivono in questo momento storico, che vanno da un senso di stagnazione e fatica, assenza di benessere, stress, problemi di concentrazione, carenza di entusiasmo e così via.

Parlavamo di futuro. Diventa sempre più difficile vederne uno. La vision delle persone deve attraversare una fitta coltre di nebbia per poter spalancare le porte alla propria progettualità.

Come fare allora ad andare avanti senza finire in un burrone?

Sviluppare la capacità di mettersi a proprio agio

Quando il mondo va a scatafascio, ciò che bisogna fare è rivedere le sue premesse, i mattoncini che costruiscono una realtà delusiva che conduce alla depressione di massa. La salvezza risiede nella capacità di fare (uno o più) passi indietro per poi poter fare agevolmente dei passi avanti.

La via non è quella di “imparare a stare nello stress”, come molti cercano di suggerire, ma di sviluppare la capacità di mettersi a proprio agio. 

Proprio questa la capacità meno considerata, l’elefante nella stanza, permetterebbe, se acquisita, di potersi muovere in avanti recuperando l’entusiasmo, l’ispirazione e la gioia che dovrebbe sperimentare una persona che vive in una società civile.

Ma chi lo insegna a mettersi a proprio agio? Quante persone si impegnano a mettere a proprio agio gli altri? Come si fa ad essere a proprio agio in guerra?

I Fachiri riescono ad essere a proprio agio sopra un letto di chiodi. Ma il fachiro non si è svegliato un giorno (alzandosi dal letto di chiodi) dicendo: "bene, oggi imparo a stare comodo su un letto di chiodi"Immagino sia partito da qualcosa di più semplice, qualcosa che sperimentava essere alla sua portata, non so, non sono un esperto di fachiri, ma l’intuito mi dice questo. Se abbiamo detto che la vera collocazione delle persone non è nella comfort zone ma la shield zone, il primo passo da fare e rientrare nella comfort zone per poi espanderla , senza dover uscire. La comfort zone è una condizione psico-fisico-ambientale nella quale la persona si sente al meglio e per questo può dare il meglio di sé.

Perché non uscire dalla comfort zone 

Uscire dalla comfort zone significa buttarsi allo sbaraglio senza il necessario equipaggiamento e il rischio di schiantarsi è molto più elevato di quello di sviluppare super poteri. Come abbiamo visto poi, non c’è bisogno di uscire volontariamente. La vita ci trascina fuori come l’acqua del mare corrode la spiaggia dalla sabbia. Sta a noi il compito di proteggere la spiaggia dalla corrosione. Il gioco è diametralmente opposto.

Un po' come se ti avessero insegnato a corrodere la spiaggia con l’acqua, finendo per metterti da solo spalle al muro.

Coach e guru ci forniscono le regole per uscire dalla comfort zone:

  1. Provare qualcosa di nuovo e diverso giorno dopo giorno
  2. Guardarsi dentro
  3. Scegliere con calma cosa fare e cosa non fare
  4. Procedere gradualmente

E via dicendo. L'obiettivo dichiarato è quello di rompere con i dettami del quotidiano per andare incontro a qualcosa di straordinario e diverso. Ma in realtà, il vero obiettivo è essere a proprio agio, stare comodi nella propria condizione e non ricercare la continua frenesia legata a nuove sfide e al panico di non riuscire a superarle.

Nel mio libro La vita inizia nella comfort zone descrivo dettagliatamente il processo che ti guida a rientrare ed espandere la tua zona di comfort. Ho individuato quelle che ho chiamato le 6 gemme della comfort zone. Attingendo al loro potere sarà come avere il guanto dell’infinito che dà accesso ad un potenziale immenso di agio con chiunque e in qualsiasi situazione della vita tu ti possa trovare.

Ora però il primo passo è proprio quello di iniziare a riorientare la tua mente verso l’idea di aumentare la tua capacità di metterti a tuo agio e di mettere a proprio agio il prossimo. Il resto verrà da sé.

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